2020, un anno per ricominciare
Nell’augurare a tutti un felice e fecondo 2020 colgo l’occasione per alcune riflessioni che derivano dalle tante situazioni di cronaca e dal clima complessivo nel quale siamo immersi. Colgo una realtà frantumata, parcellizzata, disomogenea che non ci aiuta a vivere e a crescere al meglio, positivamente. Segnati dalla maledizione guicciardiana del particolare, ho l’impressione che siamo tanto ripiegati su noi stessi, curiamo i nostri interessi (cosa peraltro legittima) senza uno sguardo oltre, aperto sugli altri e sul mondo. Eppure c’è la necessità di trovare tematiche, dimensioni, frequenze condivise e comuni perché da soli non si va da nessuna parte.
Ritengo che tutta la nostra società debba ripartire dalla Scuola in quanto luogo di apprendimenti culturali, sociali, relazionali dove avviene l’incontro continuo e reale tra adulti e giovani. La realtà della Scuola, negletta in sé per lo scarso riconoscimento sociale ed economico di coloro che vi operano - in primis i docenti – inutilmente oberati da una burocrazia elefantiaca ancorché sterile, riesce nonostante tutto ad operare su piani delicati e strategici per il crescere armonico degli adolescenti e dei giovani: affascinare, educare, mobilitare le coscienze.
Quando si parla di Scuola si parla del miracolo dei nostri ragazzi, animati da consapevolezze e da sensibilità obnubilate in tanti noi adulti: il rispetto del creato, la sostenibilità della crescita, la riscoperta della natura come dono fragile e bisognoso di cure, la necessità di aprire fecondi dialoghi con tutti nel rispetto di ruoli e competenze. I nostri adolescenti e giovani, grazie la Scuola, si sentono nuovamente chiamati a farsi carico della Politica, intesa come cura del bene comune, come servizio e come forma di pietas verso un mondo di adulti che non è sempre all’altezza delle proprie responsabilità e doveri. Buon cammino.